Cammino verso il Pantalan Mediterraneo. Sono le 8 meno dieci. Il sole è già alto anche se quest’anno il tempo è birichino. L’aria è fresca la mattina.
Già attraversando la passerella sento un odorino che non annuncia nulla di buono.

Scendo le scalette dalla parte del salone. La puzza si fa decisamente più definita. Non c’è dubbio e vera puzza di merd….
Mi intrufolo tra i banchi densi di puzza per raggiungere la cucina e incontro l’abitante della barca. La hostess è l’unica che vive a bordo. Le chiedo preoccupata cosa è accaduto. Mi racconta che la sera il marinaio l’aveva chiamata per scaricare le acque nere. Qualche giorno prima, durante la nostra prova in mare, non erano riusciti a scaricare neanche un litro dell’esplosivo contenuto dei serbatoi delle acque nere. Sinceramente non capisco poi perché abbiano dovuto chiedere alla hostess che non ne sa assolutamente niente, di fare il lavoro che è del comandante o del marinaio. Comunque la tipa era tutta presa a fare i ritocchi sulle pareti di legno senza assolutamente preoccuparsi di scoprire dove il disastro aveva avuto vinta sulle tubature.
Ma come fai a stare tranquilla con una puzza di merda incredibile che chiaramente sarà in qualche sentina dove abbiamo stivato cibo, acqua e attrezzature? Come fai soprattutto a respirare? Guardo la hostess un po’ scioccata e un po’ delusa/arrabbiata. Apro tutto il possibile per far arieggiare l’ambiente. Lei continua concentrata con il cottonfiock a fare i ritocchi.
Devo dire che non sono stata gentile, anzi. (nel pomeriggio poi mi sono scusata con lei) la esorto in maniera decisa a darmi una mano a controllare tutta la barca. “penso che i ritocchi possano aspettare! Ora dobbiamo aprire tutte le sentine e controllare dove è il danno.”

Uno dei miei piatti

Quando apro il primo paiolo capisco immediatamente che il danno più grande è proprio li. Ovviamente dove ho stivato cibo secco per la stagione. Fortuna che le scatole hanno il coperchio e le buste sono state posizionate in alto. Due ore buone a pulire le scatole con antibatterici disinfettanti, e sciacquare sentine. Il capitano arriva a compito terminato.
Stomaco girato tutto il giorno. Finiamo solo verso sera. Stanca torno a casa.
Io che ho scelto di essere chef di bordo. Io che ho rinunciato alla poesia del mare. Quella la cerco e la trovo quando navigo con gli amici.  Qui che lavoro nell’Industria del Mare quello che conta non è l’amore per il mare. Se su queste barche lavori in maniera ecologica ti prendono per pazza. La lotta in questo si fa interessante e stimolante ma…sinceramente non voglio essere coinvolta in cose marroni che non siano delle cioccolate di prima qualità!