parole della britanica Hannah Jenner prima skipper della Clipper Round the World Race. Laura Canepuccia l’ha incontrata ai Caraibi

Ecco la testimonianza di un incontro, quello tra Laura Canepuccia, l’autrice di “Svalbard” (Nutrimenti), un viaggio nei mari artici come co-skipper di un 20metri a vela, e Hannah Jenner, la skipper britannica, prima donna skipper della Clipper Round the World yacht Race nel 2007/8. Laura tifa per le donne nella vela. Pubblicato il 22/4/2017

I pontili di PdP di St. Maarten sono pieni. E’ come quando fai il cambio di stagione. Tutto fuori dagli armadi per riordinare e partire organizzati. La Heineken regata è finita e ci si prepara per la Bucket e les voiles a St. Barth e alla Spring alle BVI. Gli equipaggi lavorano incessantemente sotto il sole caraibico. Si sostituiscono tutti i pezzi fasciati per spingere al massimo le imbarcazioni durante la sfida appena terminata. I nomi che sfilano lungo la banchina sono tra I piu’ famosi, il baltic Nilaya, il southern wind Grande Orazio, il catamarano Fujin, il baltic Win Win… ma c’e’ un catamarano che attira la mia attenzione. I suoi foil spiccano sulla coperta come trofei. Una donna si muove come un felino tra le reti e gli scafi.

Bionda, occhi azzurri, muscoli definiti. Chiedo al mio comandante. Dave Allen con sorriso sbarazzino: “è il capitano ed è bravissima!” finalmente mi capita di vederla a terra, ovviamente a lavoro, davanti al catamarano. “Ciao, io sono Laura…sei il capitano vero? Di questa belva! Devo conoscerti. Ci facciamo due chiacchiere quando finisci?” Alle 16 sono a bordo di Estreme H2O un gunboat totalmente customizzato da renderlo unico al mondo. La realtà delle regate è sempre stata lontana dalla mia, tanto che mi sono trovata più volte seduta a tavola con i più grandi senza rendermene assolutamente conto. Lei è Hannah Jenner ed io per l’ennesima volta faccio la figura dell’ignorante. Appena inizia a raccontarsi mi rendo conto che la ragazza dagli occhia azzurri e’ una famosa velista.

Ho iniziato da grande a Southapton quando mi sono iscritta all’università e lavorando al bar della marina sono entrata in contatto con gli equipaggi della Global Challenge”. La mie mascelle si spalancano in grande stupore, “non ci posso credere la stessa barca con cui sono stata alle Svalbard!” Quegli equipaggi tutti i venerdì si fermano a dar fondo alle scorte alcoliche del bar dove lavora Hannah e una sera le viene chiesto se vuole andare a veleggiare con loro. E’ amore a prima vista. Per due anni Hannah studia, veleggia, si cimenta in traversate oceaniche, scopre i segreti di quelle imbarcazioni. Determinata decide che vuole far parte del “gruppo”. Quando si presenta per un colloquio per essere potenzialmente il comandante di due tratte oceaniche e la stagione estiva si rende conto che è l’unica donna presente. Sono pronta! ho tutto quello che chiedono… si dice convinta. L’uomo dall’altra parte della scrivania “sei giovane, piccola, sei bionda e sei femmina, tutto è contro di te e comunque se ti daremo una barca ci aspettiamo che sarai l’ultima!”

Fino a quel giorno avevo regatato su barche più piccole e sapevo che dovevo lavorare di più degli altri per la mia “differenza” ma ho sempre pensato che mi faceva essere più preparata. Ma nessuno mai mi aveva detto NO fino a quel momento solo perchè ero donna. Avrei voluto spaccare tutto, urlargli in faccia chi ero, ma sapevo che se lo avessi fatto gli avrei dato quello che voleva per avere la scusa di affermare che ero sensibile, una donna emotiva e incapace quindi di essere comandante di una barca con 12 persone di equipaggio. Uscita in macchina mi sono ritrovata ad urlare di rabbia ma poi ho realizzato che mi aveva regalato la mia arma.”

Nessuno si aspetta da me alcun risultato, il ragionamento. “Ho ottenuto il lavoro. La prima regata disputata ho battuto quell’uomo dietro la scrivania, ma solo alla fine della stagione ha riconosciuto la mia professionalita’. Da allora ho capito che mi sarei trovata davanti a muri solidi, alti e che dovevo trovare un modo per attraversarli ma senza diventare come quella donna che vidi all’inizio li nel pub di Southampton che si era trasformata in un uomo ancora più aggressivo e rabbioso di tutti gli altri veri uomini. Volevo abbattere quei muri con grazia, con femminilità senza abbassare lo sguardo, sicura e pronta a sfidarli con gli stessi strumenti a disposizione.”

La bt challenge alla fine è andata in banca rotta e il mio sogno sembrava svanito fino quando non sono incappata nella Clipper Race che è come la bt, il giro del mondo ma dalla parte giusta. A soli 27 anni sono stata la prima skipper donna a partecipare concludendo la regata terza.” I suoi racconti mi fanno venire la pelle d’oca sono completamente rapita dalle avvenure e dalla forza di questa skipper. Il racconto del salvataggio in piena notte di un equipaggio caduto fuori bordo nell’Oceano Antartico durante la regata raggela il mio cuore. L’operazione dura 9 minuti. Senza giubbotto di salvataggio, senza luce, senza luna. Puro istinto è quello che guida Hannah.

Nel suo curriculum ci sono 8 regate oceaniche, Transat Jacques Vabre, Atlantic cup con piu’ di 100.000 miglia equivalenti a 4 giri del mondo. Dopo tutte le incredibili esperienze Hannah mi racconta che ancora oggi, anche sulla barca dove lavora attualmente, si è scontrata con il classico mondo del testosterone. Prima di andare via la skipper mi raccomanda di spingere le donne del mondo della vela a prepararsi molto meglio di un uomo per far si che non ci potranno piu essere dita puntate solo per una differenza di sesso.

http://www.lastampa.it/2017/04/21/societa/mare/sport/le-donne-nella-vela-devono-prepararsi-al-meglio-di-un-uomo-uDAMJJ7hCX8nQ7cCxnJWWN/pagina.html