La settimana è passata. Sono ormai 9 giorni che sono sigillata in casa. Venerdì finalmente vado a fare un secondo test. Le onde emotive sono state potenti in questi lunghi giorni. Inizialmente solo un gran caos. Poi tutto ha iniziato a tacere. Inerme, impotente, immobile sul mio divano.
Ora ho profonda fiducia su come questo evento cambierà la mia vita, ed ora arrabbiata così tanto che le R e le B non bastano per descriverla. Perché io, perché questo timing. Essere letteralmente carcerata per un crimine che non hai mai fatto. L’unico movimento fisico fatto in questi giorni una mezz’ora di yoga per un totale di sole tre mattine. Sono letteralmente senza forza.
Alle 6.30 squilla la sveglia. Alle 7.10 sono in strada in direzione del centro medico. Decido di andare a piedi per fare almeno un totale di 5 km per riuscire a riprendere un po’ di energie. La sensazione è molto particolare. Evito con estrema attenzione tutti. Davanti il laboratorio aspetto fuori dall’altro lato del marciapiede. Una ragazza mi chiama. “no, non si avvicini. Rimanga li, vado a vestirmi e la chiamo”. Tutti i presenti si girano a guardarmi attraverso la mascherina. Sono immobile. Dopo poco la ragazza si riaffaccia. Camice con tutte le cuciture coperte da una specie di adesivo, lo stesso adesivo che blocca i guanti che indossa, maschera al viso, occhiali sigillati, cappuccio.
Entro mi siedo su una sedia e la tipa mi guarda e mi esorta “allora si tolga la camicia” . È così chiara la paura che prova. È terrorizzata!
L’infermiera si avvicina dicendomi che farà il prelievo prima. Afferra la farfallina con l’ago e infila determinata la punta. Non prende la vena. Non ho mai avuto problemi per le analisi del sangue. Le vene si vedono chiaramente. La estrae parzialmente e la riconficca ancor più giù. Niente la manca anche questa volta. Alla quarta volta il dolore è forte le dico dolcemente “ aiiii, mi scusi mi sta facendo male!” la tipa si gira verso di me e mi urla “ma lei mi rende nervosa, non lo vede come sto lavorando con tutta questa roba addosso!” I movimenti corporei della ragazza parlano. Le porgo l’altro braccio “tentiamo con questo magari va meglio”
Per fortuna questa volta centra alla prima. Poi il tampone, solo al naso.
Esco senza toccare assolutamente niente. “scusi per la risposta quanti giorni? Mi manderete i risultati ad una mail?” ”no la chiameremo noi, non le so dire quando visto che c’è il fine settimana di mezzo”.
Cammino via veloce. Qualche lacrima scende. Non riesco ancora ad afferrare quanto potente sia la sensazione di sentirsi così… respinta. In realtà scatena così tante emozioni che è impossibile scegliere solo una parola per identificare tutto ciò.
Io non ho “fortunatamente” nessun sintomo. Di tutti i positivi di questo ultimo mese, dello stesso virus che a marzo faceva stragi, il 54% sono asintomatici. Del restante 47 lo 0,01% viene ospedalizzato, gli altri saranno a casa con febbre, diarrea e mal di testa. Le domande nascono naturalmente. Cosa sta accadendo?